(1952.02) Marxisti loro malgrado

Il supremo mondo della cultura borghese, da Benedetto Croce fino all'ultimo scaccino delle sacrestie giornalistiche, è permanentemente schierato a combattere il marxismo, a dimostrare caduti i principii del materialismo storico e sorpassata la prospettiva programmatica. Ma migliore prova dell'esattezza del determinismo non si potrebbe avere trascurando quanto essi stessi sono costretti a dire e scrivere circa le cause di determinati avvenimenti storici. Per evitare di cadere nel ridicolo, debbono allora, non possono che dover ripetere, sia pure a denti stretti, sia pure bestemmiando in cuor loro, quanto i marxisti vanno sostenendo dall'epoca del Manifesto.
Ora è la volta di Oreste Mosca, pretenzioso "esperto" di problemi economici e politici, fondista dei più diffusi fogli borghesi, di "confessare" l'interpretazione materialista, cioè marxista, delle cause delle guerre. Citiamo un passo del suo articolo: La terza guerra, pubblicato sul Tempo del 4-10:
"C'è ancora qualche cervello debole che ritiene essere stata la prima guerra mondiale provocata dalla revolverata di Gavrilo Princip [Princip è il nome dell'autore dell'attentato di Serajevo che fu la causa occasionale della prima guerra imperialista]. Con o senza colpi di pistola il conflitto sarebbe scoppiato lo stesso perché la rivalità tra la Germania e l'Inghilterra dominava il primo decennio del secolo. E parimenti con o senza il corridoio di Danzica sarebbe ugualmente scoppiata la seconda guerra mondiale… Danzica? Ma che Danzica! Sapete quali furono le vere tappe della guerra del 1939? Quelle che compiva quel bravo e valoroso dott. Schacht, che creò il nuovo marco oro, che se la cavò benissimo a Norimberga, e che oggi sta andando per il mondo prodigando consigli a Mossadeq e al generale Naguib. Quel mago delle finanze, tra il 1934 e il 1939, quando il commercio internazionale era quasi finito, girava imperterrito per l'Europa centrale e balcanica, stipulando magnifici atti bilaterali e scambi compensati. Andava in Romania e comprava tutto il grano contro macchine tedesche, in Bulgaria e s'accaparrava tutte il tabacco e l'essenza di rose contro prodotti chimici e ferramenta tedeschi; ma facendo così, metteva in moto opifici ad Amburgo, a Francoforte e a Berlino e faceva chiudere fabbriche a Londra, a Manchester e a Liverpool".
Oreste Mosca concludeva il suo articolo, scritto sotto l'influenza delle impressioni provocate dal famoso articolo di Stalin su Bolscevik preconizzando che l'ora "veramente pericolosa" per il mondo verrà allorché si verificherà la previsione di Stalin, secondo cui tra breve il blocco russo non solo non avrà più bisogno dell'aiuto dei Paesi capitalistici, ma potrà lanciare sul mercato mondiale i prodotti che avrà in eccedenza. L'illustre pubblicista, onore e vanto dell'anti-marxismo, a parte l'inevitabile mitologica personificazione delle forze economiche tedesche nella figura del dott. Schacht, doveva, proprio lui, fare ciò che con buffonesca ironia rimprovera ai marxisti, e cioè recitare, bon gré mal gré, il versetto della Bibbia marxista riguardante le cause delle guerre. Ammettere cioè che la guerra delle armi e degli eserciti è lo sbocco inevitabile della guerra delle merci e dei commessi viaggiatori dei grandi trust. Anche la Russia di Stalin sarà inevitabilmente trascinata nella guerra commerciale, partecipando così alla realizzazione delle premesse del terzo conflitto mondiale? Già previsto, egregio sig. Mosca, senza i vostri lumi, senza le ammissioni preziose del maresciallo Stalin.
Ma che pensare di questi giornalisti borghesi? Sanno molto bene che la guerra è quello che è, l'ultimo atto delle feroci lotte scatenantisi nell'interno della borghesia internazionale, disperatamente tesa nello sforzo di controllare le forze anarchiche di un sistema di produzione – quello capitalista – che, infischiandosi completamente di tutte le disquisizioni idiote sullo spirito, sulla coscienza, sull'intelligenza dei dottrinari borghesi e degli Oreste Mosca di tutte le redazioni del pianeta, schiaccia continuamente tutti i piani della classe sociale – la borghesia – da esso stesso invocata, distruggendo imperi nello stesso tempo che ne trae altri dal deserto pre-industriale, accumulando ed acutizzando sempre, inarrestabilmente, le premesse di nuovi contrasti, di nuove crisi commerciali, di nuovi conflitti. Sanno tutto ciò, ma, prendendo il là da Sua Santità, continuano con impagabile faccia tosta a biasimare il "materialismo ateo" dei comunisti. Non saremo noi a stupirci, o, peggio ancora, a indignarci. Chi è determinista non può non capire che la cultura borghese, da Croce all'ultimo Mosca, non può fare e dire diversamente. Si può pretendere che la classe dominarli anteponga la "Verità" alla disperata lotta per sopravvivere? Però, che delizia assaporare la disperazione dei borghesi messi di fronte alle forze endogene del sistema che hanno essi stessi utilizzato contro il feudalesimo e che si rifiutano ora di piegarsi alla volontà dei Guglielmoni, dei Pepponi, dei Truman…

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