Quando Nenni teorizzò il socialismo come
sviluppo della democrazia e l'internazionalismo come sviluppo (pacifico, come
no?) del patriottismo, l'illustre camaleonte anticipava le dichia-razioni del
suo novello padre putativo, il generalissimo Stalin, dalle cui mani non invano
aveva ricevuto la medaglia di super-partigiano della Pace.
Bisogna comunque riconoscere che, nel
suo demagogico fiuto, Pietrone è rimasto alquanto indietro rispetto allo spudorato
cinismo del maestro. Chiudendo il XIX Congresso del P.C. russo (non più bolscevico:
in questo almeno la sincerità ha vinto), il generalissimo ha infatti gridato a
tutto il mondo che i suoi "comunisti" non solo non rinnegano
democrazia e patriottismo, ma raccolgono queste due bandiere gettate nel
letamaio dalla borghesia, e sono pronti ad agitarle dovunque:
"La
bandiera delle libertà democratico-borghesi la borghesia l'ha buttata a mare; io
penso che tocca a voi di risollevarla e portarla avanti… La bandiera
dell'indipendenza nazionale e della sovranità nazionale è stata gettata a mare
e non vi è dubbio che questa bandiera toccherà a voi di risollevarla e portarla
in avanti… se volete essere i patrioti del vostro Paese, se volete essere la
forza dirigente della nazione".
Quanto a Palmiro Togliatti, egli ha fatto eco in Parlamento
invocando dal buon Dio la cacciata dello straniero. Quanto prima, anche la
bandiera della parrocchia sarà raccolta dallo stalinismo.
Dunque, nell'atto stesso in cui si
riconosce che la borghesia ha buttato la maschera delle libertà costituzionali
e ha fatto getto delle famose idealità nazionali con cui per un secolo ci aveva
riempite le tasche, non se ne conclude già che, finalmente, la via è spianata
ad un'offensiva della classe operaia, ma, al contrario, che il proletariato
deve far suoi i programmi che sono da un secolo egregiamente serviti a
spezzargli la spina dorsale; volgersi indietro a difendere e "portare
avanti" il cadavere della tradizione capitalista. Lo stalinismo, che vanta
il controllo della sesta parte socialista del mondo, addita al socialismo la missione
di conservatore dei musei borghesi.
Le dichiarazioni di Stalin condensano in
due frasi di una spregiudicatezza davvero encomiabile tutto l'armamentario dei
Partiti del tradimento. Reazionario nei confronti dello stesso regime
capitalista, il richiamo alle ideologie democratiche e patriottiche – a quelle
ideologie la cui fine dovrebbe strappare al proletariato non lacrime, ma grida
di esultanza – conserva tutta la sua funzione come arma di disorientamento e di
corruzione della classe operaia. È questo il servigio che lo stalinismo rende
ai centri dominanti dell'imperialismo, la contropartita del suo riconoscimento
ufficiale nella società dello sfruttamento e della guerra.
Mai era stato proclamato con tanta
chiarezza e da un pulpito così alto il trionfale passaggio dei partiti legati a
Mosca nel campo della conservazione capitalistica; mai la controrivoluzione
aveva celebrato in modo più cinico il compimento della sua opera assassina. Il
massacratore della vecchia guardia bolscevica dichiara oggi apertamente che
Marx e Lenin sono degni di un unico, gigantesco rogo, in nome della "libertà"
e della "patria" ch'essi instancabilmente fustigarono. Chiama i
proletari a venerare le icone che da un secolo benedicono il dominio del capitale
e il regno permanente della guerra. Grida al movimento operaio: Che tu sia
finalmente seppellito!
La borghesia non poteva togliersi la
maschera senza passarla ai suoi servi annidati in campo proletario: Stalin
aveva mille ragioni di raccoglierla. La borghesia continuerà indisturbata il suo
cammino verso un sempre più spietato e internazionalizzato totalitarismo: lo
stalinismo le coprirà la retroguardia. La riscossa proletaria li travolgerà
insieme.
Sia lode alla sincerità di Stalin.
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