(1952.02) All'insegna di Di Vittorio il normalizzatore

Di Vittorio ha illustrato all'Agenzia Inso (vedi Unità del 16-10) un suo "progetto di statuto per i diritti dei lavoratori nelle fabbriche". Il progetto vale davvero un perù.
Esso parte dalla constatazione che la classe padronale va a poco a poco rubando all'operaio le "ore di libertà" che questi passa nella fabbrica, impedendogli di riunirsi coi suoi compagni di lavoro, di discutere di politica, di diffondere stampa, di distribuire tessere sindacali e raccogliere quote ecc., e mira ad assicurare ai lavoratori – in quelle ore – il libero esercizio dei loro "diritti di cittadini". Ascoltate:
"Ciò che ogni datore di lavoro ha diritto di pretendere dall'operaio è che questi adempia scrupolosamente ai propri compiti professionali durante le ore di lavoro, senza distrarsi da questi compiti per motivi estranei al lavoro.
All'infuori dell'adempimento di questo dovere, indiscutibile, il padrone non ha alcun potere di esigere altro dai lavoratori. Non si può ammettere, cioè, che un datore di lavoro si arroghi l'arbitrio di annullare o di mutilare le libertà fondamentali dei cittadini durante tutto il tempo che i cittadini lavoratori, per ragioni del loro lavoro, sono costretti a trascorrere nell'ambito aziendale".
Dunque, servi fedelissimi alla macchina, ma con diritto di svagarsi nelle ore d'intervallo: lo statuto dei "diritti dei lavoratori" è, in realtà, uno statuto sindacale "dei loro doveri". Im-maginiamo che, approvato il progetto, la C.G.I.L. promuoverà scioperi e agitazioni… nelle ore di mensa.
È del resto lo spirito animante tutto lo statuto, che – come tutti i piani dalla benemerita C.G.I.L. – mira a fare, meglio dei padroni, l'interesse dei padroni.
"E poiché questi abusi padronali danno luogo ad agitazioni e scioperi, la nostra proposta si spiega e si giustifica perché con essa si tende ad evitare sia gli abusi, sia le agitazioni che ne conseguono, ristabilendo così una situazione normale nelle aziende".
Lo "statuto dei diritti", arma antisciopero…
"Scrupoloso adempimento dei compiti professionali nelle ore di lavoro", "diritto di mormorare" nelle ore di riposo, pacificazione interna della fabbrica: non vi sembra la traduzione aziendale della staliniana "pacifica concorrenza"?
Del resto, al Congresso della Federbraccianti, Di Vittorio non ha forse invocato "moderazione" nelle agitazioni contadine e invitato i proprietari ad unirsi ai giornalieri nella comune lotta contro l' "arretratezza"? La pace nelle campagne, la pace nelle fabbriche: l'Italia una sola colomba…
Sotto, dunque, padroni, scrollatevi di dosso la miopia e la grettezza tradizionali e, consapevoli del vostro stesso interesse ben inteso, raccoglietevi intorno alla bandiera di Di Vittorio il normalizzatore! E voi, operai, preparate a lui e consorti la fine che meritano i servi e le guardie giurate del Capitale!

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